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Se nelle culture aniconiche (quella ebraica, quella islamica) l'immagine è bandita, o perlomeno disciplinata con severità, il destino dell'Occidente moderno è segnato, al contrario, da una circolazione proliferante delle immagini: fino al vortice bulimico reso possibile dai nuovi media. Il vorticare sempre più rapido delle immagini ha però una condizione, che si allenti il legame tra l'immagine e la cosa. Alleggerendosi del loro peso - del loro significato originario, della loro funzione originaria - le immagini tendono a diventare assolute, o come dicono i teorici dell'immagine liberata, a "emanciparsi", fino a sostituire la cosa stessa. Questo scenario, che le teorie del "postmoderno" e le nuove tecnologie hanno reso abituale, e che deve non poco alla teoria nietzscheana del dissolversi della verità e del suo risolversi in "favola", non è però, come si è portati a credere, uno sviluppo recente, le cui origini risalirebbero alla rivoluzione romantica. La cultura occidentale piega in questa direzione - la direzione del Vortice - fin dall'alba del Rinascimento, con gli eventi decisivi che segnano la fine della tradizione medievale.